Quale bambina non sogna di poter indossare i vestiti della propria mamma? Camminare sui tacchi, indossare fantastici vestiti da sera, truccarsi..
Forse è partito da questa idea Tom Ford, il creatore del servizio fotografico di Vogue Francia (precisamente il servizio presente nel numero di Dicembre).
Il tutto è stato però travisato, portando a un scandalo che ha causato all’importante rivista la perdita di investimenti pubblicitari e le dimissioni della propria capo redattrice.
Il servizio incriminato consisteva in delle foto scattate a tre “modelle” di appena sette anni.
In queste foto, queste bambine erano truccate e vestite con accostamenti, pose e trucco fin troppo “equivoche.
Insomma quella che doveva essere una critica al fashion system e alla società moderna si è trasformata in un uragano per l’importante magazine e per l’altrettanto importante fotografo.
Alcuni giornali sono persino arrivati a pronunciare pesanti accuse di incitamento alla pedofilia.
Forse il messaggio che si voleva lanciare era troppo nascosto e sottile, dato che si voleva criticare l’appiattimento di sesso, età e stile.
Insomma dato che queste foto non erano state fatte con l’intenzione di sottolineare che “ non ci sono più i bambini di una volta”, si sarebbero potute usare diverse pose per sottolineare l’ottima critica pensata dallo stilista-fotografo.
Io nel mio piccolo penso che un bambino sia sempre un bambino. Forse la malizia nel guardare è negli occhi del lettore e non nella visione professionale. Sta quindi nella mente di chi legge trovare la giusta visione senza "brutti pensieri". Anche se e foto di primo impatto hanno lasciato basita anche me.
Come dice Lucia, che ha commentato l’articolo sulla mia pagina di Facebook, bisognerebbe stupirsi anche della bimba che chiede in dono un rossetto, della figlia di Tom Cruise che veste a pan-dan con la madre (quindi con tanto di tacco e clutch) …e non solo di un servizio costruito a tavolino per stupire e che nonostante tutto lo scandalo ha portato al tutto esaurito del numero della rivista.
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